La privatizzazione dell'acqua decisa dal governo Berlusconi con il Decreto Ronchi regala al sistema di holding pubblico-private un affare da miliardi di euro e trasforma di fatto un bene comune e un diritto universale come l’acqua in una merce qualsiasi da offrire alle multinazionali del settore.
Le conseguenze, anche in Toscana, potranno essere tariffe più alte e una diminuzione consistente degli investimenti sulla rete idrica, a svantaggio innanzitutto delle fasce più deboli e meno garantite della società.
Anche in Toscana possono essere fatte scelte coraggiose a difesa di un sistema idrico pubblico, che non può essere considerato "di rilevanza economica". Basta vedere l'esperienza in alcune regioni, come la Puglia, per rendersi conto che è possibile garantire il servizio pubblico ed un oculato controllo di gestione.
Il mio impegno è per la riattivazione di una mobilitazione nella nostra regione a favore della gestione pubblica di tutti i servizi essenziali, proprio a partire dall'acqua, che deve diventare un punto qualificante del programma politico per la futura amministrazione regionale.
Il futuro scorre anche dal rubinetto. Riprendiamocelo.
Maurizio De Santis
lunedì 7 dicembre 2009
Acqua, bene pubblico e diritto universale
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